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Quali agevolazioni per avviare una piccola iniziativa?

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Sono più utili all’economia di un paese tantissimi piccoli contributi oppure pochi grandi investimenti?  Sono più utili prestiti o contributi a fondo perduto? È meglio dare fondi senza una destinazione oppure scegliere cosa finanziare?

Ecco le domande che si pone chi si occupa di politica economica. Purtroppo la risposta non esiste.

Se ponessimo questa domanda ad un esperto ci direbbe “Dipende” e si toglierebbe dall’impaccio. È vero “Dipende”, perché, come intuitivamente può comprendere chiunque, ci sono tesi a favore di una o dell’altra posizione. Dipende dal contesto, dal periodo storico, dalle disponibilità economiche, da cosa si vuole  ottenere e da quanto si vuole guidare il processo. Allora che si fa? Un mix.  Come se invece di puntare su una grande cifra su un solo numero alla roulette, puntassimo piccolissime cifre su tutti i numeri. Qual è il risultato? Ci sarà indubbiamente una vincita piccolissima, ma sarà sempre possibile rivendicare un risultato raggiunto.

Abbiamo già pubblicato su Basilicatapost l’elenco delle misure d’emergenza Covid-19 approvate dalla Regione Basilicata  con i link e le scadenze. Si è trattato di una scelta assistenziale, riparatrice. Nella maggior parte dei casi di piccole somme distribuite a fondo perduto e senza vincolo di destinazione.

Subito dopo la chiusura del lockdown diverse persone hanno chiesto informazioni su eventuali strumenti per intraprendere nuove iniziative imprenditoriali. Forse c’era un desiderio di ripresa, di rinascita, un desiderio di rimettere a posto la propria vita, un nuovo inizio da utilizzare.

Sperando comunque di fare cosa utile, di seguito riassumiamo due strumenti, uno gestito da Sviluppo Basilicata e un altro gestito da Invitalia, da utilizzare per avviare piccole attività in Basilicata.

Innanzitutto il Microcredito: un piccolo prestito da un minimo di 5 mila euro ad un massimo di 25 mila euro per i lucani che vogliono avviare una qualsiasi iniziativa sul territorio lucano (ad eccezione dell’agricoltura, pesca e acquacoltura, delle case da gioco, lotterie e scommesse, commercio di armi e munizioni). È un prestito a tasso zero che si incomincia a rimborsare dopo un anno dalla ricezione del prestito. Si restituisce in cinque anni per prestiti fino a 20 mila euro e in 6 anni per prestiti superiori a 20 mila euro, con rate mensili costanti o crescenti da pagare ogni ultimo giorno del mese. Non ci sono limiti d’età. È sufficiente essere disoccupati al momento della presentazione della domanda e non aver ricevuto protesti negli ultimi cinque anni. Nella domanda si deve spiegare come si vuole impiegare il prestito. Sono spese ammissibili sia gli investimenti materiali e immateriali (ad es. spese per la ristrutturazione dei locali, macchinari, impianti, attrezzature, arredi, hardware, programmi informatici etc.) sia le spese di gestione, che dovranno essere inferiori al 50% del totale Microcredito ammesso ( ad es. personale, utenze, affitti, materiali etc.). Non è ammissibile l’acquisto di terreni oppure immobili, mentre è ammissibile l’acquisto di beni usati anche se a precise condizioni (sicurezza della provenienza, prezzo di mercato e caratteristiche dei beni).  Le spese per investimento dovranno essere rendicontate entro 6 mesi e le spese di gestione entro 12 mesi dall’erogazione del Microcredito, mediante la presentazione di fatture e degli estratti conto da cui si evincano i pagamenti.

Per presentare la domanda è sufficiente collegarsi alla piattaforma Centrale Bandi della Regione Basilicata.

L’altro strumento, Resto al sud, è gestito da Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo del Ministero dell’Economia e delle Finanze. È un’agevolazione che copre l’intero investimento, in parte a fondo perduto (35%) e in parte con un mutuo contratto con una banca convenzionata (65%) i cui interessi sono interamente a carico di Invitalia. Il mutuo prevede due anni di preammortamento e la restituzione in 8 anni. L’investimento massimo è di euro 50 mila euro per le ditte individuali e di 200 mila euro per le società (50 mila euro per ogni socio). Si possono avviare iniziative di produzione e di fornitura di servizi. Non si possono avviare attività commerciali e le attività agricole. Possono accedere soltanto coloro che non abbiano compiuto 46 anni ( fino al 31/12/2020 possono presentare domande chi era in possesso del requisito dell’età al 01/01/2019), non siano titolari di altre attività d’impresa alla data del 21/06/2017, non abbiano un lavoro a tempo indeterminato (nel caso si abbia un lavoro a tempo indeterminato al momento della presentazione della domanda, si può presentare ma nel caso di ammissione bisogna lasciarlo) e si impegnino a non averne per tutta la durata del finanziamento. Anche nel caso di Resto al sud al momento della domanda si deve già dire cosa si intende fare dei soldi che si riceveranno. Sono spese ammissibili le spese di ristrutturazione e manutenzione di beni immobili (fino al 30% del programma di spesa), le spese per macchinari, impianti, programmi informatici. Sono ammesse anche le spese di gestione fino ad un massimo del 20% del programma di spesa (materie prime, materiali di consumo, utenze e canoni di locazione, canoni di leasing, garanzie assicurative). Non sono ammissibili le spese per i dipendenti  nell’ambito delle spese di gestione e non è ammissibile l’acquisto di beni usati.

Le domande vanno presentate attraverso la piattaforma web di Invitalia.

Quindi ricapitolando: entrambe non finanziano nuove attività in agricoltura e Resto al Sud neanche attività commerciali. Se si ha un’età uguale o superiore a 46 anni si può fare esclusivamente il Microcredito. Resto al sud prevede un contributo massimo per la ristrutturazione dell’immobile, non prevede l’acquisto di beni usati e non riconosce le spese per i dipendenti, contrariamente al Microcredito. Quest’ultimo però è interamente un prestito mentre Resto al sud prevede anche una quota a fondo perduto (ossia da non restituire).