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Futuro

Dalla creativa Calvello brevetti e tartufi nel mondo

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Si può immaginare un paese tra le montagne, che in 25 anni ha perso oltre il 20% dei residenti, con la strada principale di accesso che ondeggia minacciata dalle frane, a oltre 20 chilometri dalla prima arteria a quattro corsie e con il segnale dei cellulari è poco più di un’opinione e la fibra è un’ipotesi nell’area artigianale? E si può immaginare che in questo paese ci siano una ventina di piccole aziende che battagliano sui vari mercati (estero compreso) con una certa baldanza?

Si, si può immaginare. Benvenuti a Calvello, 1.752 fieri abitanti, piazzati in un territorio che galleggia sul petrolio (è il secondo dei comuni con il maggior numero di pozzi della concessione Val d’Agri di Eni e Shell), guarda il monte Volturino (visto da sotto sembra irradiare santità più che timore) e la cui Madonna (perché ogni paese da queste parti ha la “sua” di Madonna) quando torna in paese dopo il pellegrinaggio estivo in montagna si ferma da un’altra Madonna che si chiama “la Potentissima” e per questo diventa più potente (giusto per dare l’idea del carattere dei locali), e conserva alto lo spirito della sua “vendita carbonara” sgominata nel 1822 grazie alla delazione di una spia e alle prestazioni delle truppe asburgiche mandate a fare il lavoro sporco per conto dei Borboni.

Lontano dai mercati? “Contano le idee” è la risposta all’unisono degli imprenditori.

“Perché faccio questo prodotto?” Si meraviglia Pasquale Ancarola, proprietario della Saniworld una delle aziende dell’area artigianale alle porte del paese. “Ci sono arrivato quasi per caso”. Saniworld produce “manopole monouso”, cioè una specie di guanti protettivi impiegati dal personale sanitario per la pulizia delle persone “allettate” e la tutela degli stessi operatori. Prodotti impiegati nelle terapie intensive e nelle rianimazioni. “Il prodotto l’ho fatto io e l’ho brevettato. Poi lo commercializza una società di Napoli, il mercato è quello delle Asl e degli ospedali”. Il brevetto? “Si il brevetto, ma serve a poco, tutti copiano modificando qualcosa e la protezione del brevetto svanisce”. Però. Il prodotto gira e si potrebbe fare di più. Anche perché quasi in un capannone di fronte c’è una seconda azienda, la Medical San, già arrivata alla sua seconda generazione, che produce prodotti monouso per il mondo ospedaliero. “Da loro acquisto alcuni semilavorati” dice Ancarola. Tutte produzioni fatte con macchine ad alta tecnologia. “Le macchine vengono dall’Abruzzo e l’azienda stessa assicura la manutenzione. Mentre la materia prima viene da Salerno”, aggiunge Ancarola. “I trasporti? Ogni giorno viene un corriere per ritirare la merce e un altro passa due volte alla settimana. I problemi non sono questi”. Chiude senza possibilità di appello.

Muovere le merci è la fatica più grande da queste parti perché bisogna fare i conti con la Provinciale 32 e anche con il meteo.

Marianna Murino si occupa di produzioni per i servizi cimiteriali cioè bare, urne cinerarie e altro nel settore. Lavora il legno che arriva dall’estero “perché sono legni nobili” e anche all’estero vanno, in parte, i suoi prodotti, in particolare, in Francia e Germania. Laureata a Firenze in tecnologia del legno ha preso la guida dell’azienda del papà e le ha fatto fare un salto in avanti. L’attività è cresciuta e dopo un congruo numero di anni d’attesa ha ottenuto un secondo lotto nell’area artigianale e raddoppierà il capannone. “Spero che il tempo tenga e che non piova”. Perchè? “Se piove si rimettono in moto le frane e chi me le porta le travi da nove metri per costruire il nuovo capannone?”. Ma i conti della Murino con il meteo e la Provinciale non finiscono con le travi. “Ogni anno da ottobre a metà novembre devo far arrivare tutto il legname che serve alla produzione durante l’inverno, altrimenti se arriva la neve i camion non arrivano”. Bene ma non benissimo anche perchè il legno va pagato subito e gli incassi arriveranno dopo molti mesi. Mentre imperversano tutti i giorni i problemi burocratici in particolare con la  Regione, che pare siano fatti ad arte per minare anche la più ferrea delle volontà.

Un po’ l’inventiva, un po’ la storia del luogo. Calvello è un luogo di produzione di ceramiche: il simbolo è un uccello, un passero con la coda del pavone. Non mancano i laboratori piccoli e più grandicelli. E non mancano le idee. Licia Russo, figlia di emigrati e nata a Zurigo, rientrata in Italia da piccola, ha aperto il suo laboratorio vende le ceramiche in paese ma ora ha un negozio anche a Castelmezzano, il paese-gioiello delle Dolomiti Lucane (ne ha parlato Il Mattino lo scorso 7 agosto) che almeno due volte nei mesi scorsi ha dovuto chiudere per “troppi turisti”. 

“Faccio una collezione ad hoc a Castelmezzano”, spiega. “E ci vado io il sabato e la domenica e i giorni festivi”. 

Da un equivoco che poteva finire male, nasce la storia di Gaetano Tempone che produce prodotti al tartufo. Tartufo? “Eh tartufo, bianco e nero” replica. Nel 1990 Gaetano faceva il pastore ed era in montagna con il gregge. Si accorse che c’era una persona dietro una siepe. Facile era pensare, da queste parti, che qualcuno volesse portare via un agnello. Vi si parò di fronte, non molto amichevolmente, è scoprì che era un anziano “trifulao” di Alba, uno dei più famosi, che cercava tartufi piuttosto che agnelli. Tartufi neri e soprattutto i pregiati tartufi bianchi.

“Ora i cerco io – racconta – e li vendo o faccio salse nel mio laboratorio artigianale che poi porto in tutto il sud”.

Provinciale 32 permettendo.

 

  

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