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Pepe, Babbo Natale e le voci dal sen fuggite: 29 anni di canoni non pagati
‘O Barone, un imporante imprenditore dell’abbigliamento napoletano del ‘900, profondo conoscitore del mondo dei cavalli aveva un aiutante al quale aveva affidato la stalla con i suoi molti cavalli di pregio e la loro preparazione per le corse. Corse importanti in Italia e all’estero.
L’aiutante era molto valido nel ruolo, ma a un certo punto pensò di poter affiancare ‘O Barone (così chiamato non perché fosse nobile, ma per il portamento e l’eleganza) nelle strategie di gestione della stalla, di acquisto e vendita dei cavalli e nella tattica delle corse.
‘O Barone lo incenerì con lo sguardo: “Quando arriva il momento di parlare è meglio stare zitto”.
Qualcuno avrebbe dovuto dare questo consiglio all’assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata, il già buon sindaco di Tolve, Pasquale Pepe, che ha scelto un giornale locale per rispondere al post di ieri sul ddl delle acque minerali.
Tacere e approfondire, meglio che aggiungere particolari che non sono né nel ddl, né nella relazione che lo accompagna e che se è vero ciò che ha detto Pepe sono abbastanza gravi e riguardano la Corte dei Conti.
L’assessore Pepe spiega che “Non c’è nessun regalo alle società delle acque minerali. Oggi la Regione Basilicata non incassa nulla per l’acqua emunta e non imbottigliata. Col nuovo sistema puntiamo proprio a porre rimedio a questa situazione”.
Ed ancora: “Il precedente sistema prevedeva l’installazione di contatori, che però si è rivelata (così è scritto nel testo dell’articolo, nda) eccessivamente complessa, data la diversa conformazione delle sorgenti. Sarebbero serviti mezzo milione di euro e centomila euro all’anno per la manutenzione”.
Si apprende da questa dichiarazione di Pepe che
- La Regione Basilicata non ha incassato dai concessionari (attenzione alla parola concessionario e ai suoi riverberi giudici) nulla, nemmeno a titolo di anticipo, come si usa nei casi in cui non sono definite le procedure dettagliate o nei regimi transitori (peraltro sarebbe stato interesse delle aziende per evitare eccessiva alea sui bilanci futuri);
- Che il mancato incasso non è relativo al periodo 2020-2025 perchè con l’approvazione della legge del 2020 (peraltro porposta e approvata dalla stessa maggioranza politica attuale) che prevedeva l’installazione dei contatori implicitamente si ammetteva che fino ad allora (cioè dalla legge del 1996 in poi) nulla era stato incassato relativamente all’acqua emunta e non imbottigliata;
- Che i contatori li avrebbe dovuti pagare la Regione e non come avviene nei regimi concessori come oneri a carico dei concessionari del bene pubblico (p. es. pur non essendo una concessione e a solo titolo esemplificativo, negli accordi del 1998 Eni, Shell, Regione le centraline in Val d’Agri le hanno pagate le società petrolifere; o – e visto che Pepe del ministro delle Infrastrutture è autorevole consigliere – può chiedere agli uffici del ministero chi paga le centraline delle rilevazioni ambientali degli aeroporti).
Se permette desidererei fare delle domande all’assessore Pepe
- Perché del mancato incasso non c’è scritto nulla nella relazione che accomagna il Ddl (Allegato B_ Relazione illustrativa), relazione che doveva appunto contenere questa informazione rilevante?
- Perchè non sono stati fatti installare i contatori ai concessionari?
- Quante sono le concessioni in essere, a chi sono effettivamente intestate, e se oltre alle previsioni della legge del 1996 (30 anni rinnovabili di 30 anni in 30 anni), c’è qualche residuo del passato che eccede questi tempi?
- E’ possibile sapere quant’è l’incasso dei canoni dell’acqua imbottigliata e se ci sono aziende morose, e nel caso se sono state intraprese azioni per il recupero dell’arretrato?
- E, infine, se crede che, se come sostiene l’Antitrust la media dello 0,68% del fatturato pagato in canoni alle Regioni delle aziende concessionarie del settore, sia un corrispettivo adeguato (cioè per i canoni stabiliti in Basilicata 0,0015 euro per litro….)?
Buon Natale
