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Papa Francesco: Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare

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Gli economisti sono perfettamente consapevoli che il PIL non può essere considerato l’unico indicatore del benessere di un paese. «Il PIL non è una misura adeguata del benessere. Non tiene conto di tanti fattori, quali la salute, la speranza di vita e il livello di istruzione. Per giunta a causa dell’assenza di dati il PIL è spesso difficile da calcolare e può essere comunque fuorviante perché è la media dei redditi dei ricchi e dei poveri»[1] Ma è anche apparentemente semplice, capace sinteticamente di rappresentare la situazione di un territorio. E questo lo rende diffusamente utilizzato nella storia economica per confrontare le condizioni dei diversi paesi nello spazio e nel tempo. Se il PIL aumenta significa che la nostra economia va bene. E’ sana. Vuol dire che si sta andando nella direzione giusta. Esiste un’alternativa all’ossessione della crescita basata sui consumi? L’alternativa ce la offre il Papa «dobbiamo convincerci che rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo ad un’altra modalità di progresso e di sviluppo»[2] «La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco… La sobrietà vissuta con libertà e consapevolezza è liberante»[3] Il Papa ci propone il superamento dell’economia dello scarto. Gli scarti di cui parla il Papa sono molteplici. Sono gli emarginati, coloro che la società decide di non considerare, di isolare, ossia gli anziani, colo che non sono per qualche motivo in grado di lavorare, i disoccupati, gli immigrati, i poveri che non sono più utili per il consumo. Gli scartati sono tutti coloro che decidiamo di etichettare per essere autorizzati a non vedere più, per liberarci di loro. Ma lo scarto è anche lo spreco. E’ il cibo acquistato e non consumato, è l’acqua lasciata scorrere, è il tempo non utilizzato.

A Potenza c’è una bella iniziativa, promossa dall’associazione Io Potentino, Magazzini sociali. Valentina Loponte, vice presidente dell’associazione e direttore operativo del progetto, ci ha raccontato che dal 2014, anno in cui il progetto è cominciato, sono state raccolte 94 tonnellate di cibo. Trenta volontari raccolgono il cibo e lo distribuiscono attraverso la rete della Caritas diocesana. Grazie a convenzioni con quattro supermercati, quattro panetterie, con la Coldiretti, con la Società Calcio Potenza, con la società che gestisce le mense scolastiche a Potenza, con le sale ricevimento possono raccogliere cibo che altrimenti finirebbe nei rifiuti. Sono addirittura, con la collaborazione di un microbirrificio, riusciti a produrre una birra con gli scarti del pane, la 166, dal nome della legge italiana che consente il recupero del cibo. Ci auguriamo che questo progetto sia l’inizio per la Basilicata di un percorso di attenzione e di cambiamento anche grazie alla collaborazione appena suggellata con il Laboratorio di educazione alla Pace.


[1] Robert C. Allen, Storia economica globale, 2013 Il Mulino pag. 18

[2] Papa Francesco, Laudato si’, 2015, paragrafo 191

[3] Papa Francesco, Ibidem, paragrafi 222 e 223