Futuro
La resilienza salverà il design?
Stiamo attraversando un cambiamento epocale, questa è ormai una certezza. Dopo i primi momenti di smarrimento, in cui ci siamo dovuti districare tra slogan positivisti e motivazionali e nella ricerca, quasi fobica, di una normalità perduta, è, ormai, chiaro che quello che eravamo prima della pandemia sarà solo un malinconico ricordo.
Le nostre abitudini, il nostro modo di vivere il tempo, di occupare lo spazio e di vivere la socialità appartengono ormai al passato. E se non ci fosse la storia a ricordarcelo, avremmo quasi dimenticato quanto la capacità di adattamento sia, forse, la nostra unica possibilità di sopravvivenza in questo momento.
Un adattamento, però, che non ci riporta solo alla capacità insita nella nostra specie, ma anche a quella capacità che spesso sentiamo definire con il termine di resilienza, e che io voglio spiegare attraverso il concetto di design.
Si, perché è alla capacità che ha il design di diventare risposta ad un bisogno e ad una esigenza, a cui ci affideremo in questa corsa alla sopravvivenza. Al suo essere al contempo ricerca e innovazione, al suo essere consapevolezza. Quella consapevolezza di un presente anomalo, che ci proietta verso un futuro del tutto nuovo.
E sarà proprio il design ad assumere un ruolo cruciale nelle nostre vite. Aiutandoci ad adattarci al nostro nuovo posto nel mondo, in cui dobbiamo imparare a riconoscere noi stessi in una nuova dimensione, quella della distanza e della socialità diffidente. In cui impareremo ad esprimere noi stessi in un tessuto urbano differente. In cui tutto sarà riprogettato per le nostre nuove esigenze, dal semplice oggetto allo spazio pubblico.
Un cambiamento epocale, si, ma soprattutto interiore. Con il lockdown ad entrare in «pausa» sono state le nostre città, le nostre abitudini, non NOI. Apparentemente fermi, siamo andati avanti, scoprendo una parte di noi nascosta o dimenticata, un modo nuovo di occupare il nostro spazio nel mondo, a cui, ormai, forse, non ci sentiamo di rinunciare.
Ora, non aspettiamo altro che di poterlo vivere quello spazio nuovo, quella nuova dimensione, quella nuova esperienza, senza ansie e paure, al di fuori dal riparo delle nostre mura domestiche.
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